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A Tu per Tu con Stefano Genovese (U17)

D. Ti è stato affidato l’incarico il primo di luglio, ad un mese e mezzo dal primo giorno e due settimane circa dalla ripresa del lavoro sul campo quali sono le tue prime impressioni ed aspettative? 

R. ” In queste poche settimane di attività svolta sul campo dopo il lockdown ho avuto la possibilità di iniziare a conoscere ed osservare da dentro la realtà DFA e soprattutto le persone che la gestiscono, in particolare il Presidente FLORIO, il DG PICCINNO ed il DS PERSEU. Già dai primi colloqui è stata palese la passione che investono non tanto verso il giuoco del calcio stesso ma più verso la struttura stessa della DFA che hanno realizzato, struttura intesa come ambiente prima che agonistico, soprattutto formativo ovvero saper “fare” per la crescita sportiva ma anche umana appunto dei bambini/ragazzi. E questo l’ho respirato anche successivamente in campo, mi guardo intorno, osservo e percepisco anche con i fatti oltre che con le parole, ciò che hanno in pochi anni saputo costruire, nel vero senso della parola.

So di essere in un ambiente in cui molti tecnici ambiscono ad allenare, so che dovro’ ripagare sul campo le aspettative e la fiducia che queste persone, che questo club, ha riposto in me nel momento in cui ci siamo seduti attorno ad un tavolo per la prima volta.

L’opportunità di essere qui è stata una bella sorpresa, inaspettata. Sono contornato da allenatori importanti (Della Rosa, Desideri Tuzi e Di Petrillo) e avere la possibilità di condividere il campo con loro mi riempie di orgoglio. Spero di poter “rubare” qualcosa da ognuno di loro e continuare a migliorare me stesso e di conseguenza i ragazzi che alleno (e che allenero’ poi in futuro).”

D. L’ultimo anno allievi è estremamente particolare, per fisicità e componenti tattiche e tecniche è oramai definibile “Calcio dei grandi”. La società ha fissato obiettivi particolari per questa stagione e tu stesso te ne sei dati?

R  “La categoria allievi è spesso considerata una sorta di fiore all’occhiello per le società calcistiche, a tutti i livelli. E’ una categoria nella quale è avvenuta anche la naturale selezione, non intesa come banali doti calcistiche ma più come pura passione verso questo sport: a questa età i ragazzi che scelgono ancora di giocare lo fanno anteponendo la passione per questo bellissimo gioco ad altre situazioni strettamente correlate e contingentate alla vita quotidiana dei ragazzi 16/17enni. E partendo da questa considerazione, ritengo sia più semplice trasmettere ed insegnare loro quegli aspetti soprattutto tattici che possano implementare e completare il bagaglio calcistico che si portano dalle precedenti categorie e preparali nel migliore dei modi per appunto il “calcio dei grandi”.

Gli obiettivi che ci siamo dati sono soprattutto quelli di crescita per i ragazzi (come ho detto prima), cercando di coniugare due aspetti a volte non semplici da ottenere: CRESCITA+RISULTATI. Vogliamo continuare a far respirare a questi ragazzi l’aria di alta classifica. Poi il campo ci dirà a fine stagione dove siamo arrivati e soprattutto “come”. Ma la squadra che mi è stata affidata è pronta ed ha voglia come me, come il club, di stare più in alto possibile. E’ un gruppo che ha intelligenza, mentalità e soprattutto voglia (aspetto che più mi ha colpito da parte dei ragazzi in quelle poche settimane nelle quali abbiamo riassaporato il profumo del manto sintetico del Ferraris). “

 

D. Il tuo modulo ideale nel calcio a 11? Hai dei punti fermi che non devono mai mancare?


R. “Il modulo lo fanno le abilità dei ragazzi che ho a disposizione, la loro capacità di recepire princìpi di giuoco e soprattutto, ripeto, la VOGLIA che avremo ogni domenica di dimostrare di essere più preparati dei nostri avversari.

Amo i difensori che sappiano “dare del tu al pallone”, centrocampisti in grado di unire la qualità delle giocate alla corsa “senza soluzione di continuità”, attaccanti che siano in grado di creare superiorità numeri e gonfiare (spesso) la rete: Semplice direi, non credi?”

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